Dalla guerriglia alla cooperazione

Reintegrare nella vita civile e nella comunità locale gli ex guerriglieri delle Farc in Colombia, donne e uomini, attivando gruppi di genitori, di formatori, valorizzando le competenze legate alla genitorialità e alla cura, grazie all’attivazione di uno spazio polivalente destinato a bambini 0-5 anni e famiglie, al fine di migliorare la qualità di vita delle persone. È l’ambizioso progetto pilota presentato a Roveredo in Piano (Pn) nella sede di Coop Noncello e denominato “La Guarderia de Niños”, una scuola dell’infanzia per bambini da 0 a 5 anni e genitori che mira a divenire spazio polivalente per l’integrazione e lo sviluppo delle comunità di La Elvira e El Robles nel Distretto del Cauca in Colombia. Il progetto di cooperazione internazionale, co-finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, è guidato da Coop Noncello quale ente capofila in collaborazione con i partner locali Cooperativa ECOMUN (cooperativa fondata e composta dagli ex guerriglieri delle Farc) e CECOESPE, la Cooperativa de La Elvira, lo spazio territoriale di reinserimento. Beneficiari diretti i bambini e le famiglie della comunità di El Robles e La Elvira, gli operatori delle cooperative e associazioni locali, gli operatori sanitari e sociali locali.

È quanto emerso nelle scorse settimane durante la visita-studio in Friuli Venezia Giulia e in particolare a Pordenone da parte della delegazione colombiana impegnata nel progetto e composta da Darly Elizabeth Sanchez Pena, responsabile di progetto per La Elvira, insegnante, Carmen Milbia Guetio GueGue, responsabile di progetto per le comunità indigene, Luz Dary Suarez Mosquera, ex Farc nell’accordo di pace, tutte attualmente in formazione come educatrici, e Juan Camilo Londono Ramirez, vicepresidente della Cooperativa Ecomun. A Pordenone i delegati colombiani, grazie alla guida di Coop Noncello, hanno partecipato ad una serie di incontri con Cooperative sociali del territorio che operano in campo educativo, con particolari focus sulla Cooperativa sociale come luogo di emancipazione femminile e sulle esperienze in ambito pedagogico presenti a Pordenone e destinate in particolare alla prima infanzia.

“La Guarderia de Niños è un progetto di cooperazione internazionale – ha spiegato Stefano Mantovani, presidente di Coop Noncello – che si inserisce nel percorso più ampio di costruzione della pace in Colombia, a seguito dell’accordo per la fine del conflitto e la costruzione di una pace stabile e duratura siglato il 24 novembre 2016 tra le Forze armate rivoluzionarie colombiane – Esercito del popolo (Farc – Ep) e il Governo colombiano. L’Accordo ha aperto la strada per porre fine ad un conflitto avviato nel 1964 che ha portato a centinaia di migliaia di vittime, decine di migliaia di persone scomparse, milioni di cittadine e cittadini colombiani sfollati forzatamente dalle proprie terre, migliaia di bambini e donne vittime di violenza sessuale e repressione”.

Nata poco più di un anno fa a L’Avana, l’idea sorge “dalla volontà di costruire un progetto sperimentale attraverso uno spazio polivalente che sia luogo di autonomia per le donne, di reinserimento sociale per gli ex guerriglieri delle Farc, ma anche di cooperazione a favore della prima infanzia. Il nostro desiderio – ha proseguito Mantovani – è che La Guarderia de Niños diventi un progetto pilota poi replicabile anche in altre piccole comunità della Colombia”.

I primi passi della Guarderia

A novembre 2018 una delegazione composta anche dai rappresentanti di Coop Noncello aveva visitato L’Elvira e incontrato alcuni ex guerriglieri. Era stato così individuato lo spazio e identificato un pezzo di terra dove costruire La Guarderia de Niños. A dicembre era iniziata la predisposizione dell’area, mentre a gennaio e febbraio 2019 è partito il processo di reintegrazione nella comunità di Elvira con due incontri con le comunità adiacenti, una sorta di sondaggio con le popolazioni locali per segnalare il progetto e unire gli sforzi.

Identità e conservazione

Uno degli elementi più interessanti riguarda l’attenzione alla dimensione identitaria attraverso il coinvolgimento diretto delle comunità indigene, “perché – come ha evidenziato Darly Elizabeth Sanchez Pena – questo significa anche conservazione dell’identità autoctona, preservandola dall’annientamento che potrebbe derivare dal processo di pace”. Per questo vi è la massima considerazione per le tradizioni e le culture native, a partire delle lingue. Sì, perché nella comunità La Elvira non si parla solo lo spagnolo ma anche lingue indigene originarie, come ad esempio la lingua Nasa. Oltre a ciò, “le comunità interpellate durante la condivisione del progetto di Guarderia hanno tutte unanimemente espresso l’interesse a recuperare e mantenere il rispetto per le lingue e tradizioni culturali e sociali delle popolazioni che vivono in quell’area del Cauca”.

Reintegrazione degli ex guerriglieri

In concreto, il progetto intende favorire la reintegrazione degli ex guerriglieri nella comunità locale attraverso azioni specifiche tra cui l’attivazione di un gruppo di genitori e operatori in grado di coinvolgere la comunità nella pianificazione condivisa dello spazio polifunzionale e nella definizione delle attività in esso realizzabili, ma anche creando un gruppo di formatori sui temi della genitorialità consapevole, cura dei bambini, corretta alimentazione. E ancora formazione, valorizzazione delle competenze legate alla genitorialità e al prendersi cura, da trasformare in competenze professionali e opportunità di impiego, descrizione del modello locale di spazio polifunzionale affinché lo stesso possa essere replicabile in altre piccole comunità della Colombia.

Tra i risultati attesi dal progetto, la creazione di uno spazio polifunzionale (La Guarderia de Niños), uno staff locale di una decina di persone, 12 incontri di formazione-informazione, scambio-confronto tra genitori e operatori, 5 moduli formativi e 5 figure specialistiche locali, 4 eventi pubblici tra cui una conferenza internazionale e una piattaforma online.

Modello educativo orizzontale che include

Un altro tassello fondamentale della Guarderia riguarda il ruolo dei Paesi Baschi, che finanziano una parte del progetto e dove la delegazione colombiana è stata in visita-studio prima di venire in Italia. Rispetto alla formazione degli operatori che si impegneranno nella Guarderia, conoscere anche il progetto educativo dei Paesi Baschi era fondamentale in quanto “fondato sulla centralità del bambino, che non è stimolato dagli adulti ma è lasciato libero di scegliere a quale attività partecipare e quando, stimolandone così autonomia e capacità di relazionarsi con gli altri. Un modello orizzontale – ha posto l’accento Mantovani – dove non si privilegiano eccellenze ma si accompagnano esigenze e talenti”. In questo senso, il centro polifunzionale avrà anche il ruolo di tenere viva l’identità storica delle Farc, diventando strumento per tramandarne la cultura, il successivo cammino di pace e di inclusione, come anche il perché storico e sociale della lotta del popolo colombiano, dando vita ad una sorta di polo di formazione comunitaria “per creare una comunità più umana, che recuperi i valori sociali presenti prima della guerra”.

Dalle Farc alle Cooperative

Il passaggio dalle Farc alle Cooperative, da guerriglieri a cooperanti nasce anche per conservare il carattere collettivo, per trasformare un modello economico che è tendenzialmente escludente. La Cooperativa Ecomun Esperanza, fondata dagli ex guerriglieri, riunisce oggi 127 Cooperative il 60% delle quali è dedito alla produzione agricola, ma ci sono anche turismo, recupero ambientale, riforestazione. “Il movimento cooperativo colombiano è oggi anche un movimento di economia sociale e solidale – ha sottolineato Juan Camilo Londono Ramirez – che vuole allargare il proprio progetto inclusivo anche al resto della popolazione, e non solo agli ex guerriglieri”.

Le donne, non solo guerrigliere

E poi c’è il tema della donna-guerrigliera. Come hanno spiegato Juan Camilo Londono Ramirez e Luz Dary Suarez Mosquera, “in un esercito formato da 20 mila persone, nonostante tutte le precauzioni, non era escluso che una donna potesse rimanere incinta. Oltre all’interruzione di gravidanza, le opzioni erano quelle di far crescere il proprio figlio a parenti o amici lontani, ma in tal caso a guerra conclusa non tutti i genitori potevano essere sicuri di ricongiungersi ai loro figli naturali. Altra opzione era che la guerrigliera abbandonasse la lotta per fare la mamma, ma questa era la soluzione più pericolosa. Con la fine della guerra e la firma dell’Accordo di pace, si è registrata un’esplosione del tasso di natalità”. Un elemento in più a sottolineare l’importanza della Guarderia, diventare spazio e luogo sociale di formazione di donne e mamme, per ripristinare quei valori sociali e solidali andati in pausa a causa della guerra.

 

Fabio Della Pietra